El Diego, Storia non autorizzata di un rivoluzionario argentino

Once upon a time. C’era una volta un rivoluzionario: si chiamava Diego Armando Maradona. La storia di Maradona non si ferma, infatti, ai meravigliosi prodigi di cui el Pibe diede prova sui rettangoli di gioco.

Maradona non fu solo il fuoriclasse che si fece mito, ingaggiando un’ eterna sfida con le leggi della fisica, della natura e della balistica.

 Maradona fu anche leader politico, combattente, patriota e rivoluzionario. E la storia non autorizzata del Diego, ardimentoso attivista della rivoluzione bolivariana per la costituzione dell’ALBA, Patria grande del Sud America unita, è affidata alle pagine di un libro ( Il Diego Rivoluzionario ed Matrix) scritto da Francesco Amodeo, coraggioso giornalista di inchiesta: oltre  300 pagine dedicate a Maradona, senza neppure un capitolo dedicato alle gesta calcistiche del Pibe de oro. Amodeo, per raccontare le politiche antimperialiste dei leader socialisti sudamericani – e nell’analizzare file di wikilieaks onde ricostruire le operazioni militari e clandestine concepite dalla CIA per fermare le rivoluzioni socialiste del sud America – si è trovato di fronte all’ impegno rivoluzionario di Maradona. E ne ha scoperto la eminente figura di soldato chavista, bolivariano, peronista che, a noi occidentali, era destinata a restare “nascosta”. Eppure l’impegno politico rappresentava quella parte di sé di cui el Pibe andava fiero, sempre disposto a pagare un prezzo altissimo per le scomode battaglie che volle intraprendere,  talvolta, anche nella orgogliosa solitudine del vero rivoluzionario.     

Sul Diego combattente, quello che si schierava apertamente contro le politiche espansioniste degli Usa ed al fianco dei leader socialisti, populisti e bolivariani del Sud America, è calata una impenetrabile coltre di silenzio. La narrativa della stampa mainstream, atlantista e occidentale, è stata costantemente volta a ridimensionarne l’attivismo antistatunitense, riducendolo ad una ingenerosa dimensione di folcloristica arretratezza culturale del personaggio. I media occidentali miravano a screditarne la figura non lesinando di enfatizzare ogni “ sospetta dilatazione delle pupille” del Pibe ed ogni chilo in più che avrebbe progressivamente ingoffito il suo corpo. Ed invece Diego Armando dimostrava, già nel vestire la maglia delle formazioni in cui ebbe a militare, senso di appartenenza, attaccamento e solidale spirito di squadra con le comunità territoriali di cui le compagini erano espressione. Fino a maturare una profonda coscienza rivoluzionaria che i rapporti di amicizia con Fidel Castro, dapprima, e con il Comandante Chavez, dappoi, avrebbero progressivamente rafforzato.

EL DIEGO E FIDEL CASTRO

E’ per questo che il 90% delle gesta descritte nel libro inchiesta il Diego rivoluzionario sono rimaste sottotraccia in Occidente, nonostante riguardassero l’impegno politico di uno degli uomini più famosi del mondo.

Nel testo vengono narrate le imprese vissute,  in prima linea, da Maradona al fianco di personaggi descritti come dittatori dai media occidentali e, come tali, frettolosamente percepiti dalla grande pubblica opinione occidentale che non usa informarsi attingendo a fonti alternative.

In sintesi, la “vita proibita” del Pibe rivoluzionario: fu el Diego quello che disse no agli Agnelli, che continuamente lo allettavano con proposte di ingaggi indecenti che Maradona rifiutò sempre, come se fosse la cosa più normale del mondo. Come lui stesso ebbe a spiegare, oppose sempre un rifiuto agli Agnelli perché mai avrebbe fatto un affronto ai napoletani, popolo del Sud, vestendo la maglia della Juve. Trent’anni dopo, fu un altro argentino, Gonzalo Higuain, a dimostrare che sarebbe bastato uno schiocco di dita da parte degli Agnelli, per cambiare la casacca azzurra con quella bianconera.

Nel 1987 El Diego, dopo la vittoria del primo scudetto, rifiutò di andare negli Stati Uniti a ricevere un premio. “ “Fanculo agli americani”, dirà, io il premio vado a “prenderlo a Cuba”. E fu così che si recò all’Avana, dove incontrò Fidel Castro e non esitò a giurare fedeltà alla causa rivoluzionaria ed antimperialista”.      

In quegli anni, a ridosso del crollo dell’impero sovietico, prende corpo il delirio di egemonia planetaria dell’impero statunitense. Sono in corso le operazioni Gladio, in Europa,e Condor, in Sudamerica, per abbattere le classi politiche, di matrice socialista, allora ancora al governo anche in Italia.

Chiunque si avvicina ai leader socialisti, entra nel mirino della CIA e di Kissinger, potente segretario di stato Americano. Quest’ultimo, in particolare, si rivelerà anche molto influente nelle decisioni della FIFA e nel mondo del calcio, quale promotore ed animatore, di organizzazioni quali la Commission Trilateral od il gruppo Bilderberg che, quali massonerie sovranazionali, agiscono e si riuniscono in segreto per condizionare, occultamente, gli orientamenti dei governi dei paesi destinati ad essere ricompresi, secondo la dottrina Monroe od i nuovi equilibri geopolitici, nelle esclusive sfere di influenze statunitensi.    .        

Nel 1994, i mondiali si giocheranno negli stati Uniti, voluti soprattutto da Kissinger, ed ivi è attesa la partecipazione dell’Argentina e di Maradona, pienamente recuperato, dopo 15 mesi di squalifica inflittagli, ingiustamente, in Italia.

A Kissinger Maradona rifiuta un’offerta perché è acerrimo avversario di Fidel. E, soprattutto, non risparmia critiche contro gli USA e la FIFA per l’organizzazione di un mondiale che costringe gli atleti a giocare, per esigenze televisive, la mattina. ad orari impossibili e a temperature asfissianti, senza alcun rispetto della dignità di questi ultimi e senza considerazione dei rischi della salute cui risulteranno esposti.

Lo accuseranno di aver assunto un cocktail dopante che gli costerà una squalifica devastante per il prosieguo della sua vita calcistica. Eppure Maradona  si era presentato ai mondiali USA completamente disintossicato dall’uso di cocaina. Risulterà stavolta avere assunto efedrina, una sostanza ricompresa tra quelle ritenute dopanti, che Maradona aveva assunto, sotto suggerimento del suo personale trainer, in quanto contenuta in un integratore finalizzato ad abbattere i grassi. I prelievi e le analisi del test antidoping si svolsero con modalità irrituali ed opache.  L’atteggiamento assunto, nella circostanza, dalla FIFA e dalla stessa Federazione Argentina, guidata da un ex generale, fedelissimo di Menem che, nel frattempo, si manifestava prono ai desiderata degli stati uniti, lasciarono Maradona privo di copertura.  I precedenti, riguardanti casi analoghi, lasciavano ipotizzare la squalifica per una partita, ed invece la federazione argentina decise per il ritiro del Pibe dal mondiale.

Negli anni a venire Maradona venne individuato da Fidel Castro, e dal Comandante Venezuelano Chavez, quale portavoce delle politiche antimperialiste da questi ultimi sostenute. I leader compresero quale potenziale megafono fosse El Pibe per veicolare il messaggio della rivoluzione antimperialista e bolivariana. Concepirono l’ALBA, l’alleanza Bolivariana delle Americhe, in funzione antistatunitense. Al fianco dei presidenti socialisti e peronisti dei paesi del Sud America, nel 2005, Maradona fu il macchinista del treno dell’ALBA che condusse migliaia di persone a Mar De Plata per affossare l’ALCA , il  trattato di libero scambio con il quale gli Stati Uniti, sul modello dell’unione europea, intendevano imporre vincoli ai paesi del Sud America per colonizzarli politicamente ed economicamente. Diego è il protagonista dell’evento, e viene acclamato dalla folla come un leader. Maradona prese posto sul palco al fianco di Chavez. E gli USA, per la prima volta, uscirono perdenti da un vertice ed il loro progetto venne affossato. I nomi dei responsabili di quell’impresa finiranno in una black list. A Maradona, da allora, verrà sempre negato il visto di ingresso negli Stati Uniti sebbene richiesto, in talune circostanze,  anche per cure mediche. Diego Maradona è mancato il 25 novembre 2020, esattamente lo stesso giorno in cui, quattro anni prima, era finito il suo amico Fidel Castro.

Il presidente del Venezuela, Nicola Maduro, si unirà al cordoglio dei capi di stato di tutta l’america latina, dedicandogli una lettera nella quale, tra l’altro, saluterà in Diego il “ribelle, irriverente ma soprattutto un autentico patriota, un inflessibile combattente per l’unità della  Patria grande …Diego ci lascia non solo una grande eredità calcistica, ma anche una grande eredità umana e politica, tanto luminosa quanto imperitura. Parlo di Diego dei popoli, Diego fedele alle sue origini, Diego dei bambini, Diego che vivrà in noi per sempre. Il figlio di Fidel, il fratello di Hugo ed Evo, mio fratello. …il Diego che era un difensore irriducibile della rivoluzione bolivariana, l’orgoglioso chavista.

MAR DE PLATA EL DIEGO E IL COMANDANTE CHAVEZ

La lettura del libro “il Diego rivoluzionario” mi ha disvelato aspetti fondamentali della figura del Pibe che ignoravo del tutto. Nutrivo un’opinione distorta della sua persona, non avendo consapevolezza della coerenza cui Maradona ispirò sempre le sue scelte per l’affermazione di un’ idea più alta di giustizia, al fianco dei popoli del Sud America e dei senza voce. Queste righe anche per rivolgere un grazie all’autore del libro, ma soprattutto per chiedere perdono al Pibe a cui va tributato l’onore che spetta sempre ad ogni valoroso combattente.

Carmine Ippolito

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