Dall’emergenza sanitaria a quella bellica. Sciacalli in agguato sempre pronti a speculare sulle tragedie dei popoli

Lo stato di emergenza è la panacea dell’affarista senza scrupoli che, come lo sciacallo mangiatore di carogne, si nutre delle altrui sventure. A questa regola non fa eccezione la radicale impennata dei prezzi di gasolio e benzina che sta mettendo in ginocchio la già provata tenuta dell’economia nazionale. L’improvvisa escalation dei prezzi dei carburanti non è giustificata dal reale andamento del mercato. Vero è che la crisi internazionale, collegata al conflitto Russia Ucraina, non giustifica la fulminea impennata dei prezzi dei carburanti negli ultimi giorni registrata. E’ plausibile invece ipotizzare che il repentino rialzo dei prezzi dei carburanti, a sole due settimane dall’inizio del conflitto, sia ascrivibile ad altro. Non è da escludere l’avvenuta realizzazione di manovre speculative finalizzate unicamente a creare un’artificiosa condizione del mercato dei generi di largo consumo ed, in particolare, dei derivati del petrolio con conseguente messa in pericolo del regolare andamento dell’ordine economico nazionale ed europeo. Per gli operatori senza scrupoli del settore petrolifero non è stato difficile fare leva sullo stato di allarme generato dai prevedibili effetti delle reciproche continue minacce di sanzioni economiche intercorse tra il governo Russo e quelli europei. Questi ultimi, in particolare, per compiacere l’alleato USA, si sono sterilmente inseriti nella crisi generata dal conflitto armato, determinandone l’inasprimento e, soprattutto, negative ricadute sull’ordine economico interno dei loro paesi, in larga parte dipendenti, questi ultimi, dalla materie prime importate dalla Russia. I carburanti, ricavati dai prodotti petroliferi, vengono importati, acquistati e lavorati in Italia con largo anticipo, anche di molte settimane, rispetto alla loro effettiva distribuzione in commercio. Quelli attualmente in distribuzione sono stati acquistati, pertanto, prima dell’esplosione del conflitto russo ucraino. Le compagnie petrolifere, peraltro, proprio al fine di prevenire e contenere i possibili devastanti effetti sulla tenuta dell’ordine economico nazionale di inevitabili crisi negli approvvigionamenti, sono obbligate, per legge ,a detenere una scorta pari almeno al 10% della capacità dei depositi. Il carburante attualmente in distribuzione, pertanto, è quello acquistato allorquando le quotazioni del petrolio, su tutti i maggiori mercati internazionali, giammai avevano raggiunto i valori attuali. Dobbiamo assistere inermi alla più grande speculazione sui prezzi dei carburanti mai verificatasi nella storia d’Europa? Non sono state peraltro neppure ancora sospese dalla Russia le forniture di gas e di petrolio all’Italia, per ora solo paventate in ragione dell’aperta ostilità manifestata dal nostro governo nei confronti di Mosca. Di talché l’effettivo andamento del mercato del settore petrolifero, strategico per la tenuta dell’ordine economico della nazione, in alcun modo, allo stato, giustifica l’inusitato aumento dei prezzi registrato alla pompa. Il costo netto dei carburanti, prima degli eventi in questione ed al netto delle tasse e delle accise, incideva non più del 40% sul prezzo di vendita del carburante alla pompa. Allo stato, invece, il costo della materia prima risulta incidere in misura enormemente superiore, apparendo ragionevole ipotizzare il triplicare del relativo costo all’origine. Anche per quanto attiene il settore energetico, come già verificatosi per quello farmaceutico in relazione all’emergenza pandemica, l’interesse del profitto privato deve prevalere su quello pubblico? L’auspicio è che, di fronte a tali criminali fenomeni capaci di minare l’ordine economico interno, lo Stato torni a riassumere la funzione che gli compete di protezione degli interessi nazionali, tutelati dall’ordinamento repubblicano. Vanno arginate con fermezza tutte le possibili manovre suscettibili di artificiosamente vulnerare la tenuta di un’ economia già duramente provata dalla pandemia. Il “mercato interno”, quando investe materie prime o generi di largo e necessario consumo, stando ad una interpretazione conforme ai dettami della Costituzione repubblicana, non può identificarsi con il modello liberistico dominato esclusivamente dal gioco della domanda e dell’offerta, ma in essa va compresa anche la tutela dei prezzi controllati dallo stato in quanto afferenti settori strategici per la tenuta dell’ordine economico. Quesito finale: i reati previsti dagli artt. 501, 501 bis ( manovre speculative su merci) del codice penale, aggravati da, ex art. 61 cp. dall’avere agito per motivi abietti e futili, dalla rilevante entità del danno, dalla minorata difesa delle parti lese, e dalla speciale aggravante prevista dall’art. 4 della legge 16 marzo 2006, n. 146 per avere agito in gruppo criminale organizzato in via transnazionale, sono ancora vigenti? O, come le banche che vengono considerate troppo grandi per fallire ( too big, to fail), le compagnie petrolifere sono ritenute troppo grandi per essere incriminate ( too big, to crime)?
- Carmine Ippolito
Osservatore puntuale delle storture di questo mondo
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Carmine un tuo commento fuori dalla propaganda di certi pseudo pacifisti sul conflitto russo/ucraino saluti
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