Ogni vicenda epidemica è, comunque, un flagello che, come la carestia, nulla concede alle scelte da farsa e si riverbera impietosa sul destino degli uomini da operetta.
L’emergenza epidemica è stata trasformata in tragicomica farsa. Il Governo, con le misure fino ad oggi adottate ha dimostrato che l’italia non dispone di un apparato statuale capace di fronteggiare in alcun modo la diffusione del contagio.
E’ meglio riconoscerlo subito. Prima che gli enormi sacrifici richiesti agli italiani riveleranno che il rimedio è addirittura peggiore del male.
Si fa obbligo agli italiani di restare a casa, si inibisce l’esercizio di incoercibili libertà fondamentali, si impone la chiusura ad aziende ed imprese commerciali: si pretende però combattere la diffusione del covid 19 dotando i sanitari, in prima linea negli ospedali, di mascherine realizzate con la carta per spolverare.
Che senso ha recludere in casa gli Italiani, se il sistema sanitario non dispone neppure di mascherine adeguate a proteggere gli operatori ospedalieri più esposti dal rischio di contagio?
Chi è il fabbricante, o meglio il lestofante, cui è stata commissionata la fornitura del materiale e che, ligio allo scopo, si è prodigato a fare delle fessure alla carta igienica?
Perché il capo della protezione civile, laureato in ragioneria alla prestigiosa università di Cassino, ha accettato in consegna le mascherine miracolose e le ha pagate con i soldi dello stato?
Mandare ai medici che operano nella zona rossa del focolaio epidemico quelle mascherine è stato un crimine, oltre che un oltraggio. Vero è che nulla avrebbe esposto i sanitari al rischio di contagio come l’uso di siffatte mascherine.

E’ oltraggioso, oltre che impensabile, pretendere di mantenere un’intera nazione in quarantena e garantire ai lavoratori autonomi, cui non è garantito la stipendio, la pensione o l’improduttivo reddito di cittadinanza dallo stato, 500 euro, una tantum per non farsi bacchettare dagli eurocrati.
Si tratta di una misura, quest’ultima, che, come le mascherine di carta igienica, è offensiva, oltre che iniqua, perché sintomatica di un profondo disprezzo per chi ancora lavora.
L’elemosina agli autonomi ha definitivamente disvelato l’ignoranza dei nostri uomini di governo circa le reali condizioni di precarietà in cui sopravvivono da anni i lavoratori autonomi, e introduce alla spettrale imminenza della carestia nel nostro paese.
È un’offesa gravissima alla logica, oltre che al più elementare buon senso, aspirare ad una prolungata quarantena nazionale e sospendere il pagamento delle imposte in scadenza per tre giorni.
E’ assurdo perseverare nel mantenimento di restrizioni draconiane, che pure potrebbero rivelarsi efficaci nel contenimento della diffusione del virus, mantenendo, però, al contempo in funzione servizi di trasporto pubblico quali autobus, treni e metropolitane: ed è ignobile, mentre un intero paese si sottopone ad uno straordinario sforzo di autoreclusione collettiva, continuare ad assurdamente consentire spostamenti verso il sud, e verso le zone meno colpite dal contagio, ai soggetti provenienti dalle zone dove l’epidemia ha raggiunto livelli di diffusione superiori a quelli cinesi.
Un’epidemia è un evento tragico che si può pretendere di contenere cogliendo, con tragica serietà, la drammatica sostanza del fenomeno. Ogni vicenda epidemica è, comunque, un flagello che, come la carestia, nulla concede alle scelte da farsa e si riverbera impietosa sul destino degli uomini da operetta.
Resta da considera il rischio concreto che la diffusione del coronavirus possa tramutarsi in un trucco funzionale ad instaurare regini autoritari.
Con questo non intende significarsi che il morbo non posso rivelarsi letale e che le categorie più vulnerabili debbano adottare le necessarie precauzioni. Le forze che controllano i governi, però, possono avere interesse ad alimentare il panico per limitare le libertà fondamentali. E quando la minaccia epidemica sarà rientrata o contenuta non è detto che libertà ci vengano completamente restituite. In Italia, infatti, l’emergenza sanitaria è data dalla mancanza di posti letto delle terapie intensive che rende critica la possibilità di garantire l’assistenza ai casi più compromessi. Non sono pochi però gli esponenti della comunità scientifica che ritengono l’inusitato livello di panico sbagliato per un virus che, fino ad ora ha ucciso poco più di 5000 persone in tutto il mondo. Analogo livello di panico, infatti, non viene generato in riferimento alla tubercolosi, patologia nuovamente diffusa in occidente per effetto degli incessanti flussi migratori e che, nel solo 2017, ha ucciso 1,6 milioni di persone.
Carmine Ippolito