il primo dovere di un popolo, colpito da un flagello epidemico, è quello di impedire la diffusione del contagio oltre i confini del proprio territorio.

Xi Jimping ha parlato dell’epidemia corona virus come della massima emergenza sanitaria dalla nascita della Repubblica popolare cinese avvenuta nel 1949. E’ la più rapida nel diffondersi e la più difficile da prevenire, ha affermato il presidente cinese parlando nel corso di una un collegamento in videoconferenza al cospetto di 170 mila funzionari statali. Nel corso di tale collegamento il leader comunista ha ammesso che la Cina deve trarre una lezione dalle carenze emerse nella risposta alla crisi. Ed ha aggiunto che la diffusione del contagio avrà un grande impatto sull’economia e sulla società. Xi Jimping ha formulato però la previsione che le ricadute dell’emergenza SANITARIA, sull’andamento economico del suo PAESE, saranno a breve termine e controllabili. Per tale ragione – ha annunciato – che Pechino rafforzerà le politiche stabilite per raggiungere i target di sviluppo fissati nel 2020.
Il leader Cinese, con tutta evidenza, ha parlato a nuora perché suocera intenda. Il discorso si rivela solo formalmente rivolto agli apparati statali ed all’opinione interna in quanto sembra piuttosto finalizzato a riaffermare, innanzi alla opinione pubblica mondiale scossa dalle dimensioni planetarie del contagio diffusosi dalla Cina, che il suo governo non intende per nessuna ragione recedere dai piani di espansione economica e di neo colonizzazione intrapresi su scala planetaria.
Xi Jimping sembra non aver compreso la vera carenza dimostrata dal suo governo nella gestione dell’emergenza epidemica corona virus: il primo dovere di un popolo, colpito da un flagello, è quello di impedire la diffusione del contagio oltre i confini del proprio territorio. Al diritto all’autodeterminazione dei popoli deve corrispondere il dovere degli stati di autodebellare nei propri confini i virus epidemici che ivi insorgono. A tale fine si devono adottare le misure necessarie a circoscrivere i rischi della diffusione del contagio. Alcuna misura efficace è stata adottata, in tal senso, dal Governo cinese che, stando alla natura del virus e alla capacità diffusiva del contagio, avrebbe dovuto almeno impedire l’indiscriminato rientro, ed il successivo espatrio, dei suoi connazionali in concomitanza del capodanno cinese.
Al leader cinese qualcuno, magari qualche capo di stato o di governo, dovrebbe prendersi la briga di obiettare che non si è bene compreso quale sia la lezione che il suo paese intende trarre dalla catastrofe sanitaria in corso: la grande questione su cui i popoli del pianeta devono rimeditare, sulla scorta dell’emergenza sanitaria generata dal corona virus, riguarda tutti i possibili effetti cagionati dai processi di globalizzazione per comprenderne meglio la natura, gli effetti perversi ed i reali destinatari dei vantaggi che derivano.
A Xi Jimping va fatto notare, per esempio, che quando a Napoli esplose il colera ci si guardò bene dall’esportare l’epidemia anche solo al di fuori del territorio provinciale. E che la vocazione cinese al dominio economico del pianeta, invece, pretende affermarsi, senza limitazioni o rallentamenti, neppure allorquando questi risultano connessi al pericolo di diffusione planetaria di contagi che, non a caso, trovano sovente origine nei costumi e nei confini Cinesi. Quali sono – dovrebbe illustrare il nuovo Mao – gli standard di sicurezza alimentare e gli standard di promiscuità nei rapporti tra uomini ed ogni specie animale osservati all’interno del perimetro della Grande Muraglia? E’ giunta l’ora, peraltro, che la comunità internazionale avvii un significativo ripensamento della solo propagandisticamente affermata (e mai dimostrata) ineluttabilità dei processi di globalizzazione del pianeta anche affinchè ciascuno si assuma storicamente la responsabilità di alimentarli a discapito dei diritti fondamentali che ne risultano travolti e dei devastanti danni collaterali che ne derivano.

Al proposito va detto anche che non corrisponde al vero che la globalizzazione ha sottratto milioni di persone alla povertà. Anche questo è un assunto propagandistico indimostrato. Vero è, invece, che l’affermazione, a colpi di trattati internazionali, della concorrenza sleale del modello economico cinese ha annichilito il ceto medio occidentale, e sta piegando miliardi di persone, in tutti i continenti del pianeta, a logiche di sfruttamento del lavoro che si rivela ormai asservito unicamente al conseguimento di obiettivi di economia di scala che favoriscono solo l’interesse dei supercapitali modello bezos, amazon e co. e giammai delle classi lavoratrici. Se fosse orientata nell’interesse dei popoli, la globalizzazione affermerebbe innanzitutto, proprio a partire dalla Cina, diritti umani e sociali. Ma di questo, nei suoi collegamenti oceanici, Xi Jimping non fa cenno. E da questo versante, invece, la globalizzazione genera lo svuotamento di tali conquiste anche in Occidente.
Carmine Ippolito