La più becera forma di assistenzialismo mai concepita. Uno strumento di controllo sociale a beneficio dei grandi gruppi privati. La democrazia cristiana, 40 anni fa, fu molto più generosa e lungimirante
Quello dei grillini è un partito finto sovranista, finto populista, finto eversivo. Perfetto cane da guardia del sistema che proclama di volere abbattere. Un partito flip flop, favorevole a tutto ed al suo contrario, ma che al momento del voto parlamentare si schiera sistematicamente a favore della soluzione favorevole al ceto dominante.
I cinque stelle sono un prodotto del mondialismo arancione come Syriza, Occupy wall street, Podemos. Tutti movimenti di distrazione di massa fondati sull’inganno: dopo avere intercettato il dissenso montante tra le rispettive opinioni pubbliche nazionali, queste formazioni sono tutte rientrate nei ranghi del sistema globalizzatore che affermavano di volere annientare.
I 5 stelle hanno rastrellato voti proclamandosi contro l’Europa, contro l’immigrazione illegale, contro le elitè finanziarie eurocratiche.
Quali e quanti elettori li avrebbero ugualmente votati se i grillini, prima delle elezioni, avessero preannunziato di essere favorevoli alla eliminazione del contante, all’introduzione dello ius soli ed alle nuove tasse green sui merendine e vari generi di consumo.
L’unico impegno di programma cui hanno tenuto realmente fede è il reddito di cittadinanza.
Si tratta, non a caso, della misura più gradita alla grande finanza che preconizza una società completamente cloroformizzata. Non è un caso se si tratta di misura per nulla dissimile, per ispirazione e finalità, a quelle di chiara matrice assistenzialista varate dal governo Renzi: dagli 80 euro, al reddito di inclusione fino al bonus cultura per gli studenti.
Il reddito di cittadinanza rappresenta tutt’altro che un’innovazione. Misure di tale specie sono sempre esistite in tutte le società ove i governi miravano al mantenimento dello status quo e della pace sociale al fine di contenere il rischio di ribellioni e disordini che mettessero a rischio la tenuta dei gruppi di potere.
Si tratta di un salario corrisposto senza lavoro, e, contrariamente a quello che si vuol fare credere, non affonda, le radici in alcuna corrente di pensiero marxista o socialisteggiante.
E’ uno strumento che, al contrario, trae spunto dalle analisi degli scienziati sociali risalenti ad oltre 50 anni or sono. Sin da allora, infatti, si era percepito che i processi di robotizzazione, digitalizzazione, informatizzazione del lavoro, avrebbero posto come centrale la condizione di vita degli esclusi, o dei marginalizzati dal lavoro, ed allo scadimento delleloro condizioni di vita nella società post indisutriale.
Il modello di società preconizzata dai cinque stelle riconosce, pertanto, imprescindibile il ricorso al reddito di cittadinanza in quanto fonda su di un a premessa assiomatica: la nostra società gode di una capacità produttiva superiore alle necessità dei singoli! Il grillismo, muovendo da tale premessa, concepisce una società divaricata al suo interno: 1) una minoranza produttiva che lavora; 2) gli altri che vivono di assistenza.
Si tratta di un modello di sviluppo ispirato alle tesi di pensatori ed economisti neo liberisti: furono, infatti, Von HayeK, Mises, Friedmann a teorizzare un reddito garantito per tutti, quale migliore forma di anestetizzante sociale .
Non lascia adito a dubbi, sul punto, la celebre la formulazione di Friedrich Von Hayek: “Occorre qualche forma di aiuto per chi versa nella povertà estrema o nella fame, anche solo nell’interesse di coloro che devono essere protetti dai gesti di disperazione dei bisognosi”.
Occorre qualche forma di aiuto per chi versa nella povertà estrema o nella fame, anche solo nell’interesse di coloro che devono essere protetti dai gesti di disperazione dei bisognosi”.
Lo stesso Marcuse, filosofo della contestazione, affermava che l’obiettivo della pacificazione era più facilmente raggiungibile “senza costringere con la forza”. Solo manipolando – affermava Marcuse – si riesce ad avvolgere, appiattire, inglobare perfino le forze antisistemiche.
Il lavoro, contrariamente ai salari senza lavoro, genera aggregazione e, quindi, anche forme di resistenza, verso un regime usurocratico. E’ questa la vera ragione che impone di rinunziare ad ogni iniziativa finalizzata al rilancio della produzione e per cui non viene pretesa la riduzione degli orari di lavoro. E neppure vengono sostenuti grandi piani di ristrutturazione urbana. Basterebbe pensare alla ristrutturazione dei centri storici, e delle periferie degradate dei grandi centri urbani del meridione, per immaginare quanti posti di lavoro si potrebbero creare. I cinque stelle non ne fanno un mistero: il loro obiettivo non è, e non è mai stato, la ripresa, ma la decrescita, che il popolo è chiamato ad elaborare in condizione di “felice ebetudine” collettiva.
Il tema tradisce una svolta epocale per la sinistra. Sembra sideralmente distante il tempo in cui il partito del proletariato sosteneva la battaglia per la piena occupazione. Adesso invoca il reddito universale per tutti, anche per i migranti, nessuno escluso.
Si tratta di questione particolarmente significativa, soprattutto allorquando di ponga mente al fatto che il salario senza lavoro viene invocato da coloro che sopra ogni altro dichiarano di volere combattere gli sprechi, ed ogni forma di spesa improduttiva. Qualcuno è in grado di concepire qualcosa di più improduttivo di un reddito percepito senza lavoro e senza alcuna forma di produzione
Eppure lo stato lamenta carenza di risorse in tutti i settori essenziali al suo funzionamento ( sanità, giustizia, sicurezza e istruzione) a causa della lamentata mancanza di risorse per pagarle. Eppure, nonostante i vincoli di bilancio, le risorse per erogare reddite di cittadinanza, ossia stipendi senza alcuna controprestazione, ci sono e possono essere generosamente distribuiti a cittadini, migranti, ex brigatisti.
I sussidi di cittadinanza, per entità, rappresentano importi equivalenti ad una decente retribuzione part time. Nel frattempo il personale di tutti i settori della pubblica amministrazione resta sottodimensionato mentre i disoccupati vengono pagati per non far nulla.
Quali sono, allora, i veri obiettivi che il reddito di cittadinanza intende conseguire?
1) Preservazione degli equilibri di potere consolidati nelle società a favore dei ceti dominanti: i ricchi hanno le loro buone ragioni per invocarlo. Le rivolte non esplodono per la democrazia o per le bandiere colorate, ma per la fame;
2)Compressione dei salari.
La forza lavoro risponde alla legge della domanda e dell’offerta. Se le richieste di lavoro sono di molto superiori ai posti di lavoro, quelli disponibili se li aggiudicheranno coloro che sono disposti a farsi pagare salari più bassi.
Mantenere alta la disoccupazione consente di disporre di un esercito di lavoratori di riserva che garantisce ampia disponibilità di manodopera a basso costo. E tutto a spese dello stato e quindi delle risorse prelevate in forma di tasse o imposte a spese di coloro che un lavoro ce l’hanno;
3)Privatizzazioni. L’unico rimedio, fino ad oggi sperimentato con successo, per uscire dalle crisi stagnanti, è l’interventismo keynesiano dello stato nell’economia. Lo stato che crea lavoro. I settori in cui opera lo stato, però, sono quelli potenzialmente più lucrosi in quanto soddisfano bisogni irrinunciabili (sanità, giustizia, sicurezza, trasporti). Tale soluzione viene pertanto respinta come una bestemmia da coloro che sostengono il verbo liberista: se lo stato assorbisse la disoccupazione esistente in modo diretto, assumendo la manodopera di cui pure necessita, sottrarrebbe ai privati la possibilità di lucrare nei servizi pubblici essenziali nel frattempo selvaggiamente privatizzati. Il reddito di cittadinanza scongiura tale evenienza. Le casse pubbliche si fanno carico, in tal modo, di pagare il sussidio ai disoccupati, di pagare il servizio pubblico ai privati con i relativi immensi facili profitti che tale gestione dei servizi genera a beneficio di pochi concessionari.
4)Abbattere la domanda interna di consumi. La distruzione della domanda interna è uno scopo apertamente rivendicato da Mario Monti e da tutti i globalizzatori. Tale soluzione comunque impone di preservare un minimo di capacità di spesa alle masse crescenti di disoccupati, esclusi o marginalizzati dai processi di produzione, che tale modello di sviluppo genera. Tale modesta capacità di acquisto produce vantaggi a beneficio unicamente dell’elite industriale trasnazionale, l’importo esiguo del reddito di cittadinanza foraggia, infatti, il mercato dei beni law cost, quelli dibassa qualità. In sostanza favorisce le importazioni dei prodotti dalla Cina e dai paesi dove si pratica lo sfruttamento selvaggio della manodopera e, nei processi di produzione, non si osservano cautele a tutela dell’ambiente per ridurre le emissioni inquinanti. Il reddito di cittadinanza favorisce il segmento produttivo dove si collocano le multinazionali. Non è vero pertanto che il sussidio genera crescita a beneficio del sistema economico nazionale e di quel tessuto di imprese che ancora miracolosamente sopravvive. Orbene, il reddito a 5 stelle rappresenta la più radicale forma di controllo sociale fino ad oggi mai concepita dalle classi dominanti.
Ed è una soluzione che, in definitiva, si pone in radicale contrasto con la Costituzione repubblicana vigente: 1) l’elemosina non è un diritto. Lo sono, invece, il lavoro ( art. 4 Cost), una retribuzione dignitosa ( art. 36 Cost), il diritto alla salute psicofisica della persona ( art. 32 Cost.).
L’Italia peraltro ha aderito al patto internazionale sui diritti economici, sociali e culturali, un trattato internazionale alla cui osservanza lo stato è vincolato al pari di quello di Mastricht e che rafforza i diritti costituzionali alla cui osservanza è già tenuto.
Tale patto contmepla il diritto di ogni individuo alla sicurezza sociale, ad un livello di vita adeguato, per sé e la sua stessa famiglia, che include vestiario, vitto e alloggio, alla liertà dalla fame, a godere di migliori condizioni di vita, di salute mentale e fisica ( art. 12).
Le condizioni cui è sottoposto il reddito di cittadinanza rendono la misura ricattatoria e contraria al principio sancito dal patto stando al quale ogni individuo ha il diritto di ottenere la possibilità di guadagnarsi la vita.con un lavoro liberamente scelto od accettato ( art. 6). Il reddito di cittadinanza si pone in contrasto con il diritto umanitario che individua il veicolo di realizzazione dei diritti fondamentali dell’uomo nel lavoro e nella sua decorosa remunerazione ( art. 7) e non contempla che la revoca del sussidio possa essere disposta anche nell’ipotesi in cui il disoccupato non accetti un lavoro che migliori le proprie già disagevoli condizioni di vita.
Si tratta della più becera forma di assistenzialismo in conto capitale mai conosciuta.
La democrazia cristiana, sotto questo profilo, era assai più generosa. Con la legge Anselmi, 40 anni or sono, assunse migliaia di giovani nella pubblica amministrazione. La qualifica di ex detenuto bastava ad assicurare un salario dignitoso in città come Napoli e Palermo. I democristiani approvarono leggi che prevedevano la pensione a 40 anni e con 15 anni di servizio. Quel tipo di assistenzialismo serviva almeno però a creare posti di lavoro, generare fiducia, stimolare la crescita. Il reddito a 5 stelle è soltanto uno strumento di controllo sociale, compressione degli stipendi, e favoreggiamento dei grandi speculatori privati internazionali.