Il partito che avrebbe dovuto aprire il Parlamento come una scatoletta di tonno entra in una desolante fase crepuscolare. Dopo lo scioccante calo di consensi registrato dal 2018 ad oggi, l’epilogo delle glorie pentastellate si consuma nei tribunali, a colpi di carte bollate. Un destino beffardo quello che la sorte ha riservato ai cinque stelle. Una catarsi perfetta: il declino del movimento si consuma proprio dove i grillini, in pieno trance giacobino, avrebbero voluto condurre al patibolo quel ceto borghese, la classe media da loro definita corrotta, cadaverica, decrepita perché, tra l’altro, colpevole di non stare al passo con la tumultuosa trasformazione digitale dell’esistenza . Ed invece i grillini, appena entrati nelle stanze dei bottoni, hanno impiegato veramente poco ad assimilare tutti i vizi del sistema che, a loro dire, avrebbero dovuto abbattere, mutandosi nel mordace cane da guardia dello stesso sistema di potere eurocratico e bancocratico che si fregiavano di voler demolire. Si chiama eterogenesi dei fini che, nel caso dei 5 stelle, trova compimento nella forma più clamorosa. Il leader, Grillo, da comico si è trasformato nella macchietta di se stesso. L’implacabile moralizzatore dei costumi italici, adesso è furioso: inveisce contro i magistrati,pure paradossalmente sostenuti, senza se e senza ma, dal suo movimento nelle componenti più corporative e forcaiole dell’ordine giudiziario. L’oltraggio alle autorità inquirenti si consuma, da parte dell’elevato, perché la Procura di Tempio Pausania ha osato concepire un possibile rinvio a giudizio del dilettissimo figlio Ciruzzo. Quest’ultimo, poveretto, sarebbe caduto vittima di un clamoroso errore giudiziario: viene ritenuto, a parere dall’affranto genitore pentastellato, ingiustamente colpevole soltanto per essersi ingenuamente divertito a filmare delle ragazze lascive in quanto aduse ad orge e baccanali nel corso delle quali, le puttanelle, avrebbero agognato, tra l’altro, a farsi ritrarre con il sesso, di Ciro Grillo e Co, ben assestato quale scettro sul loro capo, quale forma di massima sottomissione ai desiderata machisti della divina progenie pentastellata. Il resto del movimento, invece, registra la rottura con la piattaforma Rousseau del figlio del cofondatore Casaleggio: i Parlamentari e gli eletti a 5 stelle, quelli che indignati esigevano tronfi – dalle colonne del famigerato blog a 5 stelle, prima di accomodarsi sulle poltrone elettive- l’abolizione dei vitalizi e dei compendiosi stipendi ai parlamentari, non scuciono adesso il becco di un quattrino alla piattaforma Rousseau. Eppure il versamento di tali quote è chiaramente stabilito dallo statuto del movimento. Trattandosi del movimento guidato da Grillo, è il caso di dire che siamo alle comiche finali: dopo avere raccattato voti con un programma che prevedeva il divieto della rielezione dei parlamentari dopo il secondo mandato, il contrasto ai vincoli di bilancio ed alle politiche di rigore e austerità eurocratiche, la revoca delle concessioni autostradali e dei servizi pubblici ai gruppi industriali che ne detengono l’indisturbato monopolio( vedi caso crollo ponte morandi e concessione mai revocata ai Benetton), si sono rapidamente trasformati nell’assoluta negazione di stessi. Il bilancio della rapida parabola pentastellata è presto fatto. Il movimento dei trasformisti più veloci della storia repubblicana, ha portato a casa, dopo tre anni di ondivaga legislatura, soltanto un farlocco reddito di cittadinanza: i sussidi vengono, invero, indiscriminatamente elargiti con generosità non solo a chi ne ha diritto, ma anche a moltitudini che, a percepire il beneficio, non avrebbero affatto titolo. La misura, da temporanea, poi si è immediatamente trasformata in definitiva visto che nessuno dei beneficiari ha mai ricevuto, nel frattempo, proposte di lavoro dai cosiddetti navigator, mai effettivamente entrati in funzione. Del resto non era difficile prevedere tale miserabile esito del cavallo di battaglia pentastellato : una politica seria di avviamento al lavoro postula una programmazione economica ed una politica industriale che, invece, i vincoli imposti dai trattati europei inibiscono agli stati membri. Ed alcuna gabbia comunitaria risulta giammai essere stata posta in discussione dai 5 stelle, che ne sono divenuti invece fedeli sostenitori e perfetti esecutori. Neppure è vero che ai percettori è stato, in qualche modo, evitato di delinquere grazie al reddito parassitario loro elargito . Particolarmente elevata è invero la percentuale di percettori del reddito di cittadinanza che si disvelano tra coloro che, a diverso titolo, finiscono nella rete delle indagini di polizia e magistratura. E, soprattutto, elevatissima è la percentuale di coloro che, percependo il sussidio, svolgono ogni sorta di attività sommerse e commerci al nero, sommando così al reddito, indebitamente percepito, quello sottratto fraudolentemente alle casse dello stato perché fiscalmente non dichiarato. Il meccanismo di percezione del reddito senza lavoro dimostra come l’unica misura introdotta nell’ordinamento dai 5 stelle, in coerenza al loro programma, si sia trasformata, in larga parte, in una spesa improduttiva ed in un furto realizzato ai danni degli italiani operosi con l’ausilio di una legge che agevola la più grande dissipazione di risorse pubbliche improduttive mai concepita nella storia repubblicana. E così lo stato non aiuta le imprese in crisi, per non incorrere in infrazioni comunitarie, ma foraggia un parassitismo sociale diffuso dalle nefaste ricadute etiche e civili.
Carmine Ippolito
