L’insostenibile emergenza delle varianti



Il rapporto indissolubile che costantemente dovrebbe intercorrere tra medicina e verità è stata la prima vittima dell’epidemia da Corona Virus.

C’è voluto oltre un anno dall’inizio della pandemia più pazza del mondo, e la decisione di un Tribunale, affinché il rapporto tra medicina e verità trovasse una prima forma di sia pure parziale riallineamento.

“Tachipirina e vigile attesa” sono queste le linee guida dettate dall’Agenzia italiana per il farmaco per la cura dei positivi. A tali scelte protocollari i medici erano, fino ad oggi, tenuti a fare ricorso per assistere i positivi a domicilio.

Tali linee terapeutiche erano state recepite, infatti, anche in una nota ufficiale delle autorità sanitarie, emessa dal dicastero guidato dal Ministro Speranza il 9.12.2020, sicché gli operatori sanitari che avessero inteso discostarsi da tali devastanti indicazioni terapeutiche si sarebbero trovati esposti all’avvio di procedure disciplinari in loro danno.

Nel frattempo, anche grazie allo sconsiderato ricorso a tali linee guida di vigile attesa degli infettati – dettate dai cd esperti – la malattia è diventata endemica, con conseguente sovraffollamento dei reparti ospedalieri che una corretta assistenza domiciliare tempestiva avrebbe evitato.

La decisione del TAR Lazio ha fatto giustizia però delle nefaste determinazioni ministeriali: il Tribunale amministrativo ha ritenuto fondata la coraggiosa richiesta dei medici e degli avvocati che hanno invocato l’incoercibile prerogativa di ogni operatore sanitario di prescrivere i farmaci ritenuti più efficaci secondo scienza e coscienza.

E così, mentre Ministero e CTS ancora traccheggiano con le zone colorate, perseverando in uno sterile lockdownismo ideologico dagli esiti devastanti, l’assessorato regionale del Piemonte ha già aggiornato il protocollo delle cure domiciliari per combattere il covid in forma tempestiva stabilendo il ricorso ad antivirali quali idrossiclorochina, nella fase precoce della malattia, insieme a farmaci antinfiammatori e vitamina D. E questa è una buona notizia, almeno per i piemontesi.

A ripristinare il rapporto tra scelte di governo, scienza e verità contribuisce, però, anche l’autorevole rivista scientifica Nature che, con un argomentato articolo, pubblicato il 17 febbraio scorso esprime un giudizio motivatamente negativo sull’operato del comitato tecnico scientifico. Alle mirabolanti trovate di questo ristretto conclave di esperti il governo italiano continua ad affidare le proprie determinazioni nella lotta alla peste sterminatrice. L’analisi dei verbali della sedute del cts evidenzia – come opportunamente fa rilevare Nature – che alcuni componenti non secondari del comitato si siano distinti per assenteismo alle riunioni ( Ruocco, Dejana, Orlandi, Locatelli). Ed invece, passando all’analisi dei curriculum individuali degli espertoni si evince che la scelta dei componenti si sia rivelata deficitaria nella designazione di soggetti dotati di figure competenti in aree critiche come la diagnostica e la virologia molecolare. Vero è che soltanto due membri del comitato di espertoni potevano vantare effettiva esperienza in biotecnologia, ma non applicata al campo delle malattie infettive. E’ soltanto un caso che l’Italia registri uno dei tassi più elevati, su scala mondiale, di mortalità da Covid? Le misure, fino ad oggi adottate, quale altro risultato hanno conseguito se non quello di determinare la chiusura di centinaia di migliaia di imprese, la perdita di oltre seicentomila posti di lavoro e la imminente prospettiva di una definitiva messa in ginocchio dell’intero comparto economico nazionale?

Il rapporto tra scienza e verità, nella perdurante vicenda pandemica, manifesta notevoli criticità anche su altri versanti, a partire dall’affermata necessità di ricorrere alla urgente somministrazione di vaccini che hanno la peculiarità di essere stati prodotti all’esito di sperimentazioni quantomeno frettolose. L’approssimativa sperimentazione di tali farmaci balza agli occhi anche dalla lettura del foglietto illustrativo. E’ più rischioso contrarre un’infezione da Covid che, se precocemente e correttamente curata, non espone a rischi di mortalità elevati ( 0, 96 %) o somministrare agli anziani farmaci di cui, per fare solo un esempio banale, non ci sono studi circa le possibili interazioni con altri farmaci? Quando si persegue il disegno di assumere decisioni annichilendo ogni forma di preventivo confronto, anche all’interno della comunità scientifica, si fa ricorso al fattore emergenza: dopo un anno, però, l’emergenza non è più il virus, ma le sue varianti. Per come viene posta, la questione è ancora una volta mistificante del dato reale, e quindi scientifico: le varianti di un virus influenzale rappresentano un dato emergenziale o, invece, consustanziale e quindi strutturale del processo evolutivo di tali forme di patogeni?

Si tace infatti che il materiale genetico di qualunque virus influenzale consiste di RNA che, sul piano genetico, è chimicamente meno stabile del DNA. Ne consegue che il meccanismo di duplicazione cellulare di tali virus è approssimativo e, nel processo di replicazione molecolare, possono insorgere errori. Questa approssimazione è alla base della inevitabile labilità dell’influenza e della sua capacità di generare infinite nuove varianti di se stessa perché gli errori, a livello genetico, nella fase di replicazione del virus, si traducono in mutamenti strutturali che possono avere effetti dirompenti sotto il profilo molecolare. E questo genera ricadute, sul piano della labilità, anche del ricorso ai vaccini quale efficace strumento di contrasto degli effetti di tali infezioni virali.

Alla base della nuove chiusure disposte dal Governo vi è un allarme varianti che è del tutto immotivato essendo, sin dall’origine, più che prevedibile, scontato: che ogni anno la componente aminoacida delle proteine di qualunque virus influenzale si modifichi in maniera decisiva rappresenta un fenomeno noto alla intera comunità scientifica, o che almeno dovrebbe essere tale. Le infinite varianti di un agente virale di tale natura costituiscono una evoluzione prevedibile dell’infezione sicché, ad oltre un anno dal suo esordio, di quale emergenza stiamo ancora parlando? E’ curioso notare come ogni forma di variante preservi, invece, l’immunità dell’inarrestabile espansionismo commerciale cinese, unica potenza che, dalla diffusione delle mutazioni molecolari del Covid, nato proprio sul suo territorio, ha tratto vantaggi che, neppure all’esito di vittorioso un conflitto armato su scala mondiale, avrebbe mai conseguito.

Carmine Ippolito









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