Francis Fukujama, innanzi alla caduta del muro di Berlino, ed alla conseguente dissoluzione del blocco comunista, preconizzò la fine della storia. Il filosofo americano, di
origine nipponica, fu intempestivo. Si sbagliava però solo sui tempi e sulle cause, giammai sulle previsioni. Gli eventi hanno dimostrato che la storia non ha mancato di molto all’appuntamento con la sua estinzione. La dipartita, infatti, si è verificata solo dopo qualche decennio ed è stata determinata giammai della dissoluzione dei totalitarismi
europei ma per meno percettibili cause microbiologiche. L’umanità ha soltanto rimandato di qualche decennio la fine del cammino verso le sue progressive sorti. Lo stop definitivo si è registrato sin dall’annunzio della pandemia mondiale da parte dell’OMS, organismo internazionale che annovera, quale maggiore finanziatore, Bill Gates, sedicente filantropo, tycoon dell’industria digitale e tra i maggiori finanziatori delle campagne di vaccinazioni
planetarie.
La storia, anzi, da quel fatale annunzio, risulta addirittura avviata verso un percorso di natura regressiva.
Da quel momento, in effetti, null’altro, se non la circolazione del virus e l’andamento della curva del contagio, sembra avere davvero contato nella vita del pianeta. La pandemia ha
assunto, per le maggiori testate giornalistiche internazionali, una perdurante dimensione totalizzante. Da tale momento, nulla veramente ha più pesato nella fabbrica delle opinioni.
Ogni altra dimensione del vivere comunitario si è dissolta al confronto dell’obiettivo unico cui il destino di tutti i popoli è stato riconosciuto dogmaticamente proteso: impedire, ad ogni costo, che l’esercizio delle basilari libertà alimentasse il contagio epidemico. La storia è finita quando la vulgata giornalistica ha sposato un assunto giammai dimostrato secondo
il quale l’esercizio dei diritti fondamentali ( studio, lavoro,circolazione, riunione,
associazione) alimenta rischio epdemico. Vero è invece che immaginare di fermare, con
qualsivoglia mezzo, la circolazione di un qualsiasi virus è pura follia. Le affezioni da virus si combattono rafforzando il sistema immunitario e con cure adeguate nei casi di
involuzioni pericolose dell’infezione. Il confinamento in casa deprime invece il sistema immunitario, al pari della paura derivante dalla spettacolarizzazione mediatica del
fenomeno.
Le maggiori testate giornalistiche, invece, di infondere fiducia, raccomandare prassi corrette ai cittadini al primo manifestarsi di sintomi premonitori, hanno scelto
enfaticamente di trasformarsi nel poliforme bollettino unico dell’andamento della prima
grande pandemia universale.
I termini ed i toni cui il sistema mediatico ha fatto ricorso hanno lasciato presagire l’imminente apocalittica catastrofe, le sette piaghe d’Egitto, lo stato di assedio. Ed hanno
costituito la necessaria cassa di risonanza per chi ha inteso fare ricorso all’onda emergenziale per accelerare processi orientati alla assimilazione globale di stili di vita
funzionali tanto ad interessi economici connessi alla capillare digitalizzazione di ogni attività, quanto all’affermazione di un regime disciplinare congeniale ad obiettivi di occhiuta sorveglianza di un potere politico sempre più accentrato. E’ così che è scoccata davvero la fine della storia. Il mondo dell’informazione si è
trasformato in unica grande testata monotematica, “pandemia news”: e da dieci mesi bombarda con l’aggiornamento terrorifico su contagi, positivi, sintomatici, asintomatici, ricoveri, decessi e guariti. Il confronto è circoscritto alle misure e contromisure, le attività
che infettano ( bar, discoteche, ristoranti, e luoghi di aggregazione) e quelle che, per singolare asimmetria, non possono infettare o l’esercizio delle quali rende legittimo correre
il rischio: supermercati, studi televisivi, edicole, grande fratello, sport professionistico,manifestazioni di protesta, elettorali, cene se di orientamento progressista etc.
La popolazione planetaria è stata così consegnata ad una asfissiante strategia del terrore mediatico biosanitario che induce i cittadini, in preda al panico, ad intasare i reparti di pronto soccorso degli ospedali, al solo manifestarsi dei primi sintomi di un raffreddore.
Nel frattempo, in Italia, è stata nuovamente staccata la spina al paese, applicando un lockdown lento, a formazione progressiva. Anche il nuovo confinamento è stato
proclamato a parlamento spento, a democrazia sospesa ed a confronto politico azzerato.
All’informazione, di fronte al depauperamento del contesto storico, non resta che insistere nel propinare l’ossessiva reiterazione dei medesimi contenuti giornalistici generando un
effetto pandemico collaterale, molto diffuso, definito ipertrofizzazione gassosa dell’apparato genitale.
Nelle categorie più vulnerabili, tale affezione può assumere dimensionamenti
impressionanti, fino a generare uno spaventoso effetto mongolfiera. Non tutti i morbi vengono per nuocere. La condizione ipertrofica dell’apparato genitale genera anche un gradevole stato di sospensione ascensionale, una peculiare forma di estasi mistica: chi ne è affetto si sente vicino a toccare il cielo con… le palle.
Carmine Ippolito

Egregio Carmine.
Scrivi non solo benissimo
ma riesci a trasferire nel lettore chiarezza nei contenuti e messaggi molto
Sintetici ma che ti fanno riflettere su problematiche a cui non ci fai molto caso.
Saluti
Gianluigi Ricciolio
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