I giorni della conta

Lo sceriffo attacca il governo, teme la conta delle vittime ed il collasso del sistema sanitario regionale per l’emergenza epidemica.
L’allarme degli operatori per i tagli alla sanità pubblica sono rimasti, fino ad oggi, inascoltati. Tardiva è la presa di distanza dal governo


De Luca mette in mora il Governo: non sono state mandate le apparecchiature richieste per attrezzare le sale aggiuntive di terapia intensiva nel frattempo allestite in Campania. Adesso, lo sceriffo, teme la macabra conta di quelli che tragicamente se ne andranno, dopo avere contratto il virus, senza potere ricevere le necessarie terapie di sostegno cardio respiratorio. L’apprensione dello sceriffo è più che giustificata. Lui conosce bene la condizione della sanità in Campania. Si è reso, in questi anni, ligio autore e compartecipe dei tagli radicali apportati al sistema sanitario regionale. E della sua devastante opera ne ha fatto, alla sua enfatica maniera, motivo di vanaglorioso vanto. Adesso, nella lettera, scrive De Luca, quello che accade non si può tacere. E’ giusto: viene sempre il momento in cui ciascuno deve pur assumersi la responsabilità delle sue scelte, delle azioni compiute e di quelle mancate. E’ giusto che ognuno renda conto per quello che ha detto e quello che ha fatto, ed anche per quello che, in ciascuna fase storica, non è stato fatto ed è stato taciuto. Per almeno un decennio la politica italiana non ha ascoltato gli allarmi lanciati dai medici. A De Luca, richieste di non chiudere presidi ospedalieri storici, non ne sono state mai fatte? De Luca, in questo decennio, però era , in Campania la punta di diamante del suo versante politico. Nella casella storica, afferente il tema dei tagli alla sanità, veementi proteste di De Luca, non risultano essere pervenute. Gli anestesisti rianimatori sin dal 2011, attraverso le rappresentanze di categoria, lanciavano l’allarme:i posti in terapia intensiva, sin da allora erano pochi e l’Arooi denunciava che, difronte ad una crisi sanitaria, “il sistema sarebbe potuto andare in tilt”. In questi anni, quando i governi, di cui il suo PD era l’azionista di maggioranza, operavano tagli progressivi di fondi (trenta miliardi) e posti letto, lo sceriffo ne ha condiviso scelte, decisioni e scopi. Diligentemente ha eseguito l’indirizzo politico dei governi in carica, chiudendo reparti e ospedali. Quando operava i tagli, riduceva personale e posti letto, De Luca, allora, i conti non li faceva? Per non rendersi corresponsabile della criminale opera demolitoria del sistema sanitario, magari, non potendo fare diversamente, avrebbe potuto dimettersi. Il gesto sarebbe stato, anche sul piano politico, quantomeno destabilizzante. Ma non l’ha fatto. Ed innanzi all’opera di distruzione della sanità campana, già al collasso, ha ossequiosamente fatto la sua parte. E ,fino ad oggi, ha taciuto.
L’ attuale presa di posizione di De Luca è, però, equilibrata e condivisibile. Adesso è il momento di unire gli sforzi ma anche, direbbe Veltroni, il momento del redde rationem. La politica eurocratica, da De Luca pienamente condivisa, ha imposto in questi anni delle scelte drammaticamente penalizzanti per il paese. E le genti del meridione, già storicamente penalizzate, rischiano di pagarne il conto più pesante. In ossequio al rigore bancocentrico cui nessuno, nemmeno De Luca, si è mostrato recalcitrante, i governi europeisti, a maggioranza piddina, hanno scambiato la sanità italiana per un bancomat. Da questo salvadanaio sono state attinte risorse copiosamente elargite, invece, ad altre voci di bilancio. I porti aperti, il business dell’accoglienza, da cui i professionisti dell’umanitarismo un tanto al chilo hanno tratto lauti profitti, per esempio. Ricordate Buzzi, il ras delle cooperative di sinistra, allorquando intercettato, definiva i profitti dell’accoglienza dei migranti non ricavabili neppure con il traffico di droga. E De Luca, del sistema politico che ha operato tali scelte, è stato in questi anni esponente nient’affatto secondario. Allo sceriffo va riconosciuto un non comune tempismo: il momento di cominciare a fare i conti, purtroppo, è venuto. Ed ognuno pagherà il suo conto. #andratuttobene
Carmine Ippolito

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